Respiro

Rifugio Santa Rita + Lago di Sasso - 27/11/2011

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view post Posted on 27/11/2011, 21:57
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Gita odierna fatta con il Bone e con Red in Valsassina. Così come accadeva in passato, quando le scorribande col Bone erano più frequenti, lasciamo a lui la scelta del posto e l’organizzazione, essendo tra le altre cose il più esperto fra noi per quanto riguarda l’arco alpino.

Partiamo da casa senza nessuna fretta verso le 10.20 e, considerando le soste per il recupero delle cibarie per il pranzo, arriviamo ad Introbio (circa 600 m slm) attorno a mezzodì.
Lasciamo la macchina ad un parcheggio ed iniziamo il nostro cammino verso il rifugio Santa Rita, non eccessivamente distante in termini chilometrici. Il primo tratto è purtroppo tutto su asfalto segno che la montagna è purtroppo stata colonizzata dalle comodità umane. Terminato il primo tratto su asfalto, che ci ha condotto sopra Introbio, proseguiamo con una costante alternanza di tratti boschivi, comunque per lo più sassosi, e gettate di asfalto fatte per consentire alle jeep di raggiungere abitazioni/rifugi posti più in su.
Una costante di tutto il primo giorno è stata la salita. Sia io che Red siamo fuori allenamento, al contrario del Bone che ha iniziato a correre per i monti, e quindi per un bel po’ accusiamo la salita priva di riscaldamento.
Facciamo una piccola deviazione, notando l’indicazione della Cascata Belvedere, e passiamo qualche minuto ad osservare uno spettacolo raro. L’acqua fa un salto di quasi 100 m per poi tuffarsi in una conca dal color verde acqua.
Riprendiamo l’itinerario stabilito, riusciamo senza eccessivi ritardi a terminare il primo tratto, decisamente impegnativo e pendente. Da quel momento, nei pressi di una delle tante fontane, la salita sarebbe stata più abbordabile salvo eccezioni.
Mangiamo un panino verso le 14 nei pressi di una fontana, attrezzata con un tavolo in legno e dopo una breve sosta ripartiamo.
Camminiamo a lungo, mantenendo un buon passo intervallato da poche brevi soste, ed arriviamo verso le 17 al rifugio Madonna della Neve, attorno ai 1600 m di altitudine.
Il sole inizia ad esser basso, e di conseguenza riprendiamo per la nostra meta senza fermarci.
Già da li si vedeva la bandiera in lontananza del rifugio Santa Rita, e questo ci ha dato l’illusione di arrivare in poco a destinazione. Iniziamo l’ultimo tratto del primo giorno ed, in 10 minuti di marcia decisamente di ottimo passo, la bandiera sembra ad un tiro di schioppo. Il sentiero è piuttosto ripido e faticoso, e più proseguiamo più cresce in noi la consapevolezza di aver sbagliato la valutazione della distanza ed il timore di arrivare con il buio.
Dobbiamo accostarci per far passare un’allegra combriccola di motociclisti che ha saggiamente deciso di percorrere un sentiero da fare a piedi con le loro maledette moto; il Bone si ferma a fare delle foto al tramonto sopraggiunto, che dona alle montagne ed al cielo una tonalità e dei riflessi veramente impagabili. Io e Red proseguiamo, consci della capacità del nostro compagno di raggiungerci senza difficoltà, fino ad arrivare all’ultimo pezzo di salita. Il cammino si fa decisamente ripido e faticoso, che assume le sembianze, per noi fuori allenamento, del colpo di grazia dopo 4 ore circa di marcia costantemente in salita. Arriviamo al rifugio, a 2000 m d’altitudine, che il crepuscolo è già arrivato, e finalmente il meritato riposo.
Dopo una grappa, una lauta cena e un buon litro di rosso, passiamo circa 40 minuti ad osservare le stelle; da quel posto d’alta montagna, privo di inquinamento luminoso e di città nei dintorni, le stelle sono veramente tantissime e decisamente visibili. Non capita spesso, non a noi per lo meno, di poter osservare tante stelle ed anche questo, personalmente, mi ha ripagato di tutta la fatica del cammino.

Il giorno seguente la marcia riprende attorno alle 9.30, con un itinerario molto tranquillo e privo di mete impegnative; dal rifugio Santa Rita ci dirigiamo verso il Lago di Sasso, un lago caratteristico situato a poco più di una mezz’oretta di cammino. Il percorso è in discesa, essendo il lago più in basso del rifugio, e percorriamo la distanza senza il minimo problema. Man mano che il rifugio si allontana, il Pizzo dei Tre Signori si avvicina in tutta la sua maestà e la sua imperiosa mole.
Attraversiamo un torrentello d’acqua di fonte e proseguiamo per il lago, completamente ghiacciato.
Il silenzio di quel luogo viene rotto, oltre dai saltuari escursionisti che passano da una o dall’altra riva, da continui boati provenienti dal ghiaccio e dal lago sottostante. Non mi era mai capitato di assistere ad una cosa simile, ed ammetto sia stato uno spettacolo gradito; vedere poi una crepa aprirsi sul lago proprio innanzi a noi è stato uno spettacolo unico. Con quel sottofondo che ci accompagna per tutta la permanenza, seppur non con un suono costante, mangiamo quel che resta delle provviste comprate il giorno prima, accompagnando il salame di cinghiale, oca e capra con del vino rosso e dell’acqua del torrentello incrociato poco prima. Il sole sparisce dietro le imponenti montagne soprastanti decisamente presto, e con il conseguente sopraggiungere del freddo anche noi ci accingiamo a riprendere il cammino verso casa, intorno alle 13 passate.
Percorriamo una lunga discesa caratterizzata da un sentiero stretto, abbastanza ripido e completamente ciottoloso, ed in poco tempo siamo al rifugio Madonna della Neve. Il Bone inizia ad accusare dolore ad un ginocchio, per via di una caduta il giorno precedente al rifugio (della quale non narrerò i dettagli per pietà nei suoi confronti) e di conseguenza rallentiamo (ma proprio un minimo) il passo ed intervalliamo la discesa con alcune brevi soste.
Arriviamo presto ad un agriturismo del quale ho scordato il nome, dove io e Red beviamo un ultimo bicchierino di Genepi ed il Bone mangia un boccone, e da li riprendiamo verso Introbio.
Arriviamo in paese che il sole sta completando la sua discesa, prima di scomparire dietro il profilo dei monti da li a qualche decina di minuti.
Percorriamo l’ultimo tratto d’asfalto, così come l’andata, ed infine arriviamo all’auto che non sono ancora le 17.

Un’escursione sorprendentemente calda (il Bone era in maglietta, io e Red in maglione) ma comunque decisamente piacevole. Pur non essendo molto estrema da un punto di vista di lunghezza, è stata faticosa per via della costante salita, che in 4 ore avrà donato si e no 20 minuti di camminata in piano.
Unici nei che posso trovare, come di consueto riconducibili all’uomo, sono relativi ai larghi tratti di cemento/asfalto, per consentire alle jeep di portare i turisti ai rifugi più bassi (fino al rifugio Madonna delle Nevi, se non sbaglio), alla mancanza di rispetto per la quiete di un luogo (vedasi moto, rfiuti vari ed eventuali) ed infine all’eccessivo intervento umano sul luogo.
Come si potrà vedere anche in alcune foto, il panorama è deturpato dai tralicci e dai cavi che, assieme alle case ed ai mezzi motorizzati, tolgono parte di quel fascino dei monti, ricordandomi che, in fondo, gli uomini sono sempre uomini, ed i relativi difetti sovente non mutano in base al luogo di residenza.

Ad ogni modo, una camminata che consiglio a tutti, sia per il panorama, sia per la camminata in se.
Di seguito le fotografie scattate. Se il Bone si ricorderà di passarmi le sue (ma credo sia più probabile una nuova era glaciale in pieno luglio), le pubblichero.

A voi: https://picasaweb.google.com/1052110328973...CNT1trbo85DLtwE

Edited by _Varkas_ - 4/1/2012, 11:00
 
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